Il mattone in vetro è utilizzato per l’edilizia tradizionale (coperture, pavimentazioni, strutture verticali) con scopi prevalentemente funzionali (illuminazione di ambienti con poca luce, necessità di isolamento termico e/o acustico) e per l’arredamento di interni ed esterni con scopi prevalentemente decorativi.

L’idea di base sta nel fatto di associare alle caratteristiche tecniche del mattone in vetro una buona qualità ed una piacevolezza estetica del vetro, che consente a tale prodotto di essere utilizzato come materiale alternativo ai tradizionali muro dipinto, muro con piastrelle, ecc. nella decorazione di interni e nell’arredo urbano più qualificato, fornendo agli architetti nuovi spunti per le loro realizzazioni.

Il mattone in vetro infatti, oltre a possedere una resistenza meccanica simile a quella di un mattone, consente, grazie alla sua trasparenza, di risolvere i problemi di luce di molti ambienti. Oggi, grazie all’utilizzo di materie prime della più alta qualità, all’inserimento nelle linee produttive di macchinari studiati appositamente, all’applicazione di antiche e sperimentate tecniche di colorazione e di trattamento e a rigorose procedure di controllo sistematico, il vecchio “vetrocemento” si è trasformato in mattone di vetro, un nuovo e raffinato oggetto d’arredo architettonico per interni e per esterni, per la casa e la città, da fabbricarsi anche “su misura”, secondo le esigenze e la destinazione.

Il mattone in vetro è prodotto destinato al mercato alto, non più oggetto di servizio, ma soggetto autonomo, che esprime e valorizza in pieno tutte le sue potenzialità anche come oggetto d’arredo, necessario alleato della creatività e delle realizzazioni ad alto profilo estetico-formale di architetti, progettisti e interior designer. Numerose sono state fino ad oggi le grandi realizzazioni che hanno scelto la trasparenza, la modularità e la resistenza strutturale del mattone di vetro come cifra distintiva, dal Palazzo Hermes di Renzo Piano, Libreria Deusto di Raffael Moneo, Technology Museum dello studio Ulrich Wolf & Helge Pitz a Berlino (Germania), al Teatro Puccini di Ferrini & Davighi a Firenze (Italia), fino alla Torre Malecon, Buenos Aires (Argentina), che nel 2002 è stata dichiarata, dalla commissione per l’ambiente dell’American Institute of Architects (AIA), uno dei dieci migliori esempi di architettura sostenibile.

Il processo produttivo del mattone di vetro

Le materie prime (come sabbia, soda e marmo, per citare le fondamentali) contribuiscono in modo determinante a definire la qualità del prodotto, e pertanto vengono selezionate secondo severi criteri. Vengono inizialmente controllate ed immagazzinate nell’impianto di composizione, che in modo automatico ne effettua il dosaggio secondo una determinata ricetta. La miscela è avviata al forno di fusione nel quale ad una temperatura di circa 1500° si trasforma in vetro; le modalità di gestione del processo di fusione sono determinanti per garantire i livelli di qualità del vetro richiesti. Successivamente, il vetro fuso è canalizzato verso le linee di produzione, a monte delle quali un impianto denominato “feeder” lo trasforma in “goccia”, con peso e frequenze determinati. La “goccia” di vetro scivola e cade all’interno di uno stampo dove prende la forma desiderata grazie alla pressione di un pistone, producendo così la prima metà del mattone.

Lo stampo da una parte e il pistone dall’altra generano, secondo la loro geometria, il disegno vetro interno ed esterno, la forma e le dimensioni. Le metà di mattone ottenute vengono poi avviate ad una “giostra”, dove vengono saldate a fuoco tra di loro a due a due, dando così origine al pezzo finito. Una volta saldato, il mattone di vetro prosegue nel tunnel di ricottura, dove è raffreddato lentamente, al fine di evitare la presenza di nocive tensioni residue. Alla fine del tunnel la qualità della produzione è garantita da una serie di controlli strumentali e visivi, prima di essere avviata alle lavorazioni di finitura (satinatura, verniciatura, imballaggio).

La colorazione del vetro si determina attraverso due modalità principali: in “pasta”, a monte della linea di produzione, con l’inserimento nel vetro all’inizio del “feeder” di scaglie di speciali pigmenti vetrosi chiamate fritte, per ottenere la perfetta omogeneità tra colore e vetro; oppure superficiale, a valle della linea di produzione, mediante un processo di iniezione di vernici particolari all’interno della camera del vetro. Nel primo caso si ottengono prevalentemente colori a tinte tenui, mentre nel secondo le tonalità sono pressoché infinite.